Per celebrare il fertile rapporto fra Osvaldo Borsani e il mondo dell’arte nel 1991 Valeria Borsani realizza la “Collezione ABV”, in cui vengono coinvolti nove artisti. Alcuni di essi collaboratori “storici” di Borsani (Agenore Fabbri e Arnaldo Pomodoro) e altri vicini al mondo Tecno (Getulio Alviani e Carlo Mo). Alcuni sono rappresentativi di avanguardie artistiche a cui Borsani ha sempre guardato con estremo interesse (Man Ray, Luigi Veronesi, Jeffrey Steele e François con Frédéric Morellet). Infine, Gio Ponti, di cui viene realizzato quel famoso “Triposto” progettato nel 1967 ma rimasto allo stadio di prototipo.
Come scrive Valeria Borsani nella presentazione della Collezione, “Tecno ha chiesto la collaborazione di artisti per progettare mobili. Non sculture sulle quali ci si possa anche sedere o appoggiare. Non multipli d’arte. Mobili in senso pieno”.
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In 1991, Valeria Borsani creates the “ABV Collection”, involving nine artists, to celebrate the fertile relationship between Osvaldo Borsani and the world of art.
Some of them (Arnaldo Pomodoro and Agenore Fabbri) are historic collaborators of Borsani. Some others (Getulio Alviano and Carlo Mo) are close to world of Tecno. Some others (Man Ray, Luigi Veronesi, Jeffrey Steele, Frençois and Fréderic Morellet) are representatives of the artistic vanguards that always attracted Borsani’s interest. And then Gio Ponti, who designed in 1967 that famous “Triposto”, never produced so far. As written by Valeria Borsani in the Collection presentation, “Tecno asked some artists to collaborate in the creation of furnishings. Not sculptures where eventually you can seat on or rest. Not multiples of art. Just furnishings. In their full sense”.
Oggi, 31 anni fa, ci lasciava Osvaldo Borsani, protagonista dell’architettura e del design italiano del ‘900, grande imprenditore, brillante innovatore. E questo è un fatto anagrafico. Perché Borsani non è mai andato via. Da quel momento in poi a parlare di lui sono stati gli edifici che ha progettato, gli oggetti che ha creato, le persone che lo hanno conosciuto, la sua Tecno con cui ha contribuito a creare quella cultura imprenditoriale che negli anni ’80 verrà sintetizzata nel concetto di “Made in Italy”. Oggi vogliamo partire dalla sua firma. Quella con cui ha siglato disegni, progetti e visioni. Quella, con cui da oggi, vogliamo riprendere la narrazione della sua storia. Quella del protagonista di un tempo che vive in un “presente continuo”.
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Today, 31 years ago, Osvaldo Borsani passed away. He was a protagonist of 20th century architecture and design, a great entrepreneur, a brilliant innovator. He is no longer with us, but he has never gone away. The conversation he started is continuing through the buildings he designed, the furnishings he created, the people who knew him, the company he built (Tecno, one of the entrepreneurial jewels of Made in Italy).
Today we want to open a new dialogue with Osvaldo Borsani. Starting from his signature. A stroke of a pen that signed projects, drawings and visions. A stroke of a pen that, now, tells a timeless story living in the present continuous.
Siamo alla fine degli anni ’40 quando, ad Albisola, Lucio Fontana presenta Agenore Fabbri a Osvaldo Borsani. Tra i due nasce una profonda amicizia che presto diventa anche collaborazione professionale, come dimostrato dalle numerose opere dello scultore pistoiese che Borsani sceglie per i suoi progetti d’interni (tra cui la scultura metallica che ancora oggi impreziosisce l’atrio della Villa di Varedo.
L’arte contemporanea per Osvaldo Borsani è sempre stata non solo fonte ispirativa, ma anche il seme di fertili collaborazioni con i più grandi maestri del ‘900 italiano. Oggi, le forme dell’iconica P40, disegnata da Borsani nel 1955, ispirano l’installazione “Vertigo” dell’artista multimediale newyorkese C.T. Jasper presentata da Le Guern Gallery ad Artissima Torino 2015.
Siamo a metà degli anni ‘50 e Arnaldo Pomodoro, approdato a Milano, comincia a frequentare l’ambiente artistico di Brera: Lucio Fontana, Enrico Baj, Umberto Milani, Emilio Scanavino, Gianni Dova, Ugo Mulas ecc. Ed è proprio Lucio Fontana a presentare Pomodoro a Osvaldo Borsani, da sempre molto interessato alle nuove frontiere artistiche. Borsani rimane colpito dal senso dello spazio del giovane scultore. E tra i due nasce un sodalizio professionale e umano che durerà tutta la vita.