XIV TRIENNALE – MILANO

Il maggio del 1968 è il momento dell’utopia rivoluzionaria che a Parigi e in gran parte dell’Europa rappresenta una vera e propria esplosione sociale, politica e filosofica. E la protesta, a Milano, coinvolge anche la Triennale che, nel giorno dell’inaugurazione della sua quattordicesima esposizione, viene contestata e occupata da un gruppo di artisti che sentivano l’urgenza di “gestire in forma democratica e diretta tutte le istituzioni culturali e tutti i luoghi pubblici di cultura”. Osvaldo Borsani vede quindi per le sue poltrone (Canada e P125) e per il sistema di arredo per uffici Graphis (progettato in collaborazione con Eugenio Gerli) un battesimo decisamente turbolento. Proprio nell’edizione in cui Tecno, oltre che espositore, era stata scelta come azienda fornitrice dei mobili per la direzione. Passano alcuni giorni, la tempesta si placa, e finalmente la Triennale può aprire i battenti al pubblico. Osvaldo Borsani ritrova così una cornice più consona per i suoi mobili. Soprattutto per il sistema Graphis, accolto con grande entusiasmo perché rivoluziona il modo di concepire l’ufficio. Borsani e Gerli, per la prima volta, presentano infatti soluzioni lineari, funzionali e componibili in molteplici combinazioni che possono essere utilizzate indifferentemente in ogni spazio professionale. I dettagli codificati che fino ad allora avevano definito i differenti status gerarchici vengono abbattuti nel nome della più pura razionalità funzionale, sottolineata anche dalla pulita neutralità del colore bianco di tutti gli arredi presentati.